(Vienna 1938)
Il rapporto tra Sé e mondo, come per gli altri artisti del gruppo dell’Aktionismus Viennese – Arnulf Rainer, Gunther Brus, Otto Muehl e Rudolf Schwarzkogler -, è protagonista delle azioni di Hermann Nitsch, iniziate nel 1962. Il corpo “rituale”, umano e animale, deve arrivare a toccare l’ ”originalità” dell’essere, identificata con la fisicità estrema del sangue, della carne, dei fluidi corporali. Le azioni che negli anni Sessanta venivano quasi sempre interrotte dalla polizia, realizzate più tardi quasi sempre nel castello di Prizendorf vicino a Vienna, con una serie di spettatori/attori/adepti, comportavano spesso pratiche sadomasochiste. Il rito elaborato proseguiva per più giorni e attraverso il sacrificio di alcuni animali doveva recuperare il senso tragico della vita. Utilizzando una ritualità che mescolava elementi comuni a molte religioni – il corteo sacrificale, gli animali addobbati, la musica – con chiari accenni ai simboli e alla liturgia cattolica – la croce, i paramenti -, i corpi degli attori venivano cosparsi di sangue, ricoperti degli organi delle vittime, in un’atmosfera tra l’orgiastico e il tragico, alla ricerca dell’effetto catartico e palingenetico.